Parlare di limite tra reale e virtuale sembra effettivamente una tematica propria della fantascienza (o del cyberpunk; dipende da quanto siete pessimisti a riguardo), eppure c’era, era tracciabile, definibile. Ma così come l’avanzata tecnologica sta progredendo a una velocità difficile da seguire a occhio nudo, allo stesso modo questo limite sta lentamente sfumando, finendo per portarci davvero a chiederci se esista ancora. Siamo cert* che la nostra identità virtuale sia completamente staccata da noi? Che non esistano legami che ci tengano unit* ad essa? Che ciò che avviene nel virtuale sia, al massimo, un’esagerazione del reale, un’iperbole stereotipata che genera fantocci?
Il virtuale è progressivamente diventato uno spazio, un luogo in cui esistiamo e in cui le nostre azioni hanno conseguenze che permeano ogni aspetto della nostra vita. Non esistere nel virtuale significa oggi esistere a metà. “Tu non hai nemmeno Facebook, tu non esisti!”, tanto per citare Birdman. E per quanto sembri una constatazione catastrofica, non riesco a vederla come tale. Non è questione dell’essere pro-digitale o contro il digitale, perché non è più possibile ignorare questa nuova estensione della realtà.
Se nello spazio virtuale abbiamo noi stessi, allora il virtuale è pieno di esseri umani. E con gli esseri umani c’è pensiero, arte, filosofia, politica… Abbiamo preso questo nuovo luogo e lo abbiamo progressivamente riempito di noi, facendolo diventare uno spazio di aggregazione, un ambiente di condivisione. Certo, non sempre con ottimi fini o intenzioni ma, come ho detto, l’abbiamo riempito di esseri umani.
In tutto questo, il videogioco diviene protagonista di questi ambienti, e gli sviluppatori gli architetti di queste piazze. Ecco che un’espansione di GTA V Online diviene campo di scontri tra i manifestanti pro-democrazia di Hong-Kong e i sostenitori di Pechino, che il Team di Joe Biden decide di creare elementi di design condivisibili all’interno di Animal Crossing, e che i momenti più significativi della battaglia per i diritti dei neri di Marin Luther King Jr. vengono messi in mostra su Fortnite.
Spazi che diventano luoghi, e che non solo sono estensione della realtà, ma che contribuiscono a loro volta a far progredire eventi, promuovere cultura, combattere per i propri ideali.
Fonte: Axios Gaming, South China Morning Post, The Verge.
Questo articolo è stato pubblicato a settembre in Still Alive, la realtà digitale.